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- Coronavirus e petrolio
- Mentre le nuove infezioni del nuovo coronavirus in Cina e Corea del Sud sono diminuite notevolmente, il forte aumento in Italia ha portato a drastiche misure da parte delle autorità governative.
- Allo stesso tempo, la situazione del mercato petrolifero ha raggiunto il culmine, con la Russia e l'Arabia Saudita, impegnate in una aperta battaglia per le quote di mercato. In particolare i produttori statunitensi di shale-oil (olio di scisto) sono quelli che nel breve periodo saranno i più colpiti.
- Le preoccupazioni per la recessione in Europa e le distorsioni del mercato obbligazionario statunitense hanno portato ad un "selloff" di mercato. È probabile che i mercati rimangano fragili, invitiamo tutti alla cautela, ma non al panico.
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Lunedì 9 Marzo i mercati finanziari hanno subito un drastico calo, diversificato in molte asset class. Il principale fattore scatenante è stato il crollo del prezzo del petrolio di circa il 30% dopo che la Russia e l'Arabia Saudita sono entrate in un' aperta guerra dei prezzi. L'impatto a breve termine sarà probabilmente più grave per i produttori statunitensi di shale-oil (olio di scisto). Anche se la situazione legata al coronavirus ha continuato a peggiorare in Europa nel corso del fine settimana, con misure di quarantena ancora più severe e un numero crescente di annullamenti di eventi, è improbabile che questo sia stato il motivo principale della rinnovata debolezza del mercato. Anche perché i nuovi dati relativi all'infezione in Cina e soprattutto in Corea del Sud - visti separatamente fanno ben sperare per l'ulteriore diffusione del coronavirus al di fuori dell'Asia.
Tuttavia, lo shock dei prezzi del petrolio ha colpito i mercati finanziari in diversi modi. In primo luogo, sta portando a un drastico calo dei tassi di inflazione e delle aspettative di inflazione, che a sua volta si riflette direttamente anche sui rendimenti dei titoli di Stato. Il rendimento del Treasury US a 10 anni è sceso a poco più dello 0,3%, mentre i titoli di Stato tedeschi sono scambiati a -0,85%. Ma è crollata anche la componente reale del rendimento, che può essere interpretata come un aumento dello scetticismo di crescita da parte degli investitori. L'importanza dei rendimenti potrebbe essere stata in qualche modo penalizzata in considerazione dei grandi movimenti di portafoglio verso presunti beni rifugio. Nel breve termine, riteniamo che il maggiore onere derivante dal crollo del prezzo del petrolio si farà probabilmente sentire sui mercati delle obbligazioni societarie. Il segmento High Yield negli Stati Uniti contiene il 10-15% di aziende del settore energetico. I produttori di olio di scisto hanno bisogno di un prezzo medio di 40-50 dollari al barile per operare in modo redditizio. Di conseguenza, c'è grande preoccupazione per i fallimenti in questo settore, anche se è probabile che molti produttori si siano coperti sui mercati per i prossimi tre-sei mesi. I rendimenti nel settore energetico statunitense sono aumentati notevolmente nelle ultime settimane. Lo spread (option-adjusted) del Treasury US verso il Barclays Bloomberg Barclays High Yield Energy USD è salito da 700 punti base all'inizio dell'anno a 1143 punti base.
A nostro avviso, la situazione del mercato petrolifero potrebbe ancora scendere prima che si tranquillizzi definitivamente. Pensiamo che la Russia e l'Arabia Saudita potrebbero non essere interessate ad un'attenuazione per il momento. Uno scenario più probabile è che entrambi facciano tutto il possibile per incrementare la produzione e le vendite nel breve periodo prima di fare un ulteriore tentativo di coordinare le forniture. Ci attendiamo quindi che il petrolio del West Texas Intermediate (WTI) scenda al di sotto dei 30 dollari al barile, in modo simile al 2016.
Nel complesso, il prezzo del petrolio ha avuto un effetto leggermente negativo sulla crescita economica globale. Ma, le prospettive di crescita sono notevolmente peggiorate nelle ultime settimane. In Europa, in particolare, ci aspettiamo un calo della produzione economica nella prima metà dell'anno, anche a causa delle forti restrizioni alla circolazione nel nord Italia, il cuore industriale del Paese
Nel nostro scenario, tuttavia, continuiamo a ritenere che il virus avrà superato il suo picco di diffusione anche in Europa nel secondo trimestre. Inoltre, un basso prezzo del petrolio avrà l'effetto di un piccolo pacchetto di stimolo per le regioni di importazione come l'Europa o parti dell'Asia.
Ciò non dovrebbe impedire ai governi e alle banche centrali di adottare ulteriori misure di aiuto. In Italia sono stati approvati pacchetti di aiuti pari allo 0,4% del prodotto nazionale lordo (PNL), la grande coalizione in Germania ha concordato un pacchetto di aiuti nella notte fino a lunedì. Il Regno Unito seguirà probabilmente a breve, a partire, probabilmente dal bilancio che sarà consegnato l'11 marzo. In Asia, sono già stati approvati pacchetti più ampi, compresi i contributi diretti in contanti alle famiglie.
Anche le banche centrali hanno già fatto molti passi avanti. Finora la Federal Reserve (Fed) statunitense ha abbassato i tassi d'interesse di riferimento di 50 punti base. Il mercato sta valutando ulteriori tagli dei tassi in occasione della prossima riunione ordinaria del 18 marzo. Non si può escludere che la Fed intraprenda nuovamente azioni straordinarie e che possa riprendere gli acquisti di obbligazioni. La Banca Centrale Europea (BCE) è rimasta finora relativamente prudente. Prevediamo che l'incontro di giovedì prevederà misure di liquidità , un incremento temporaneo degli acquisti obbligazionari e probabilmente anche una riduzione del tasso di deposito dal suo attuale livello di -0,5%, anche se non ci aspettiamo che ciò fornisca un reale sostegno economico. A nostro avviso, i mercati dovrebbero essere interessati soprattutto alle misure della BCE atte ad evitare possibili colli di bottiglia di liquidità per le imprese.
Dopo le brusche cadute di lunedì 9 Marzo, molti mercati azionari, compresi quelli europei, sono ora in territorio di mercato ribassista, dopo aver corretto di oltre il 20% dai loro picchi. Anche i mercati statunitensi sono vicini a questa soglia. Per il Dax, la perdita giornaliera di quasi l'8% significa la sesta perdita più alta negli ultimi 40 anni. La volatilità dell'Euro Stoxx e dello S&P 500 ha nel frattempo superato i 60, un livello mai visto dalla crisi finanziaria.
OUTLOOK
Riteniamo che i prossimi giorni continueranno ad essere probabilmente molto volatili. Un rischio a breve termine è probabilmente il processo di rafforzamento automatico dei crolli di prezzo insieme all'elevata volatilità ,
che nel caso di molti fondi istituzionali richiederà ulteriori adeguamenti del portafoglio, in particolare la vendita di azioni o obbligazioni societarie. Dato che questi mercati, in alcuni casi, stanno lottando con una liquidità molto limitata, da qui potrebbero scaturire ulteriori distorsioni. Lo sviluppo degli utili societari o dei rapporti di valutazione (valuation ratio) sta attualmente svanendo. A nostro avviso, una ripresa sostenuta si verificherà solo dopo un importante pacchetto di salvataggio fiscale o monetario coordinato a livello internazionale. O semplicemente se, nel tempo, diventerà evidente un rallentamento del numero di nuove infezioni in Europa e negli Stati Uniti.
Sin dall'ultima crisi finanziaria (certamente durante la crisi stessa), la vendita di azioni o obbligazioni societarie in giorni con un'elevata volatilità simile a quelli nostri, si sia poi rivelata non necessariamente la migliore strategia. E, anche in scenari di crash che risalgono a tempi più remoti, è risultato generlamente sconsigliabile partecipare a vendite indiscriminate dettate dal panico, come ad esempio quanto osservato durante quello che è già stato soprannominato "Black Monday". Riteniamo invece che la chiave sia iniziare con una valutazione degli scenari economici futuri sottostanti, sia che si tratti di un'azienda, di un paese o di un settore. Solo così si può analizzare in quali segmenti le turbolenze del mercato hanno creato segnali di vendita, o effettivamente opportunità di acquisto. Detto questo, è consigliabile garantire liquidità sufficiente in un portafoglio per essere poi in grado di agire nei prossimi giorni. Nonostante tutte le avversità e le "linee guida" che il coronavirus sta attualmente imponendo, riteniamo che non si debba perdere di vista il normale corso e la plausibile stagionalità di tale epidemia. I dati incoraggianti della Cina e della Corea del Sud confermano questo punto di vista, nonostante tutto il potenziale di sorpresa che questo virus offre ancora. Ciò che oscurerebbe la nostra visione cautamente ottimistica dei mercati dei capitali, tuttavia, sarebbero tre scenari:
1. La diffusione globale del virus causerebbe la sua riacutizzazione in quelle regioni, in particolare l'Asia, dove è già considerato contenuto.
2. Gli Stati Uniti si dimostrano insufficientemente preparati e capaci di agire di fronte ad un'epidemia diffusa.
3. Gli effetti a breve termine del virus scoprono le debolezze strutturali che si sono accumulate in alcuni stati e aziende negli ultimi anni.
Agiremo con cautela prima che ci sia più chiarezza su questi punti.