Nel primo trimestre del 2024 le azioni hanno chiaramente evidenziato interessanti rendimenti. Diversi indici del mercato azionario hanno raggiunto nuovi massimi storici. Le ragioni sono ovvie: “Recentemente i dati economici globali hanno registrato un andamento sorprendentemente positivo. Un ulteriore fattore è l’ottimismo sfrenato nei confronti dell’intelligenza artificiale”, afferma Björn Jesch, Global CIO. Negli ultimi tre mesi le obbligazioni non sono riuscite a tenere il passo con questo ritmo. L’incertezza sull’ulteriore andamento dell’inflazione, ovvero se continuerà a recedere e se ciò avverrà in tempi rapidi, in combinazione con la crescita economica sorprendentemente robusta degli Stati Uniti, ha nuovamente incrementato i rendimenti, con conseguente calo dei prezzi.
“Per la maggior parte dei mercati azionari abbiamo registrato valutazioni gonfiate, cioè rapporti prezzo/utili più elevati. Pertanto gli aumenti dei prezzi sono stati determinati soprattutto dal calo dei premi di rischio”, aggiunge Jesch. Nei prossimi dodici mesi non è prevista alcuna accelerazione per quanto riguarda gli utili societari. La dinamica della crescita degli utili dovrebbe essere maggiore nei mercati emergenti e in Giappone. Al momento non vi sono segnali di fine della dinamica positiva che determina l'andamento dei prezzi delle mega cap. Tuttavia, non si tratta di una notizia del tutto favorevole, in quanto ha prodotto concentrazioni pericolosamente elevate nei portafogli attivi e passivi e una correlazione molto elevata all’interno di molti portafogli azionari.
Particolarmente danneggiate da questa tendenza sono le small e mid cap che non beneficiano di un simile scenario. Jesch aggiunge: “Sebbene continuiamo ad essere positivi nei confronti delle small e mid cap europee, le abbiamo declassate da “forte sovraperformance” a “sovraperformance”. E riassume: “Considerando l’ottimo andamento registrato finora, per la maggior parte dei mercati azionari prevediamo total return piuttosto modesti, pari a circa il 5% entro marzo 2025”.