nov 26, 2019 Sostenibilità

Investire in maniera sostenibile: “una situazione win-win-win”

In che modo Paul Buchwitz, gestore del DWS Invest SDG Global Equities, Comparto della Sicav lussemburghese DWS Invest, riesce a individuare le società che operano in maniera davvero sostenibile? A un anno dal lancio di DWS Invest SDG Global Equities, in questa intervista Buchwitz risponde alle nostre domande.

  • Gli investimenti sostenibili stanno diventando sempre più popolari.
  • Questa tipologia di prodotti sfrutta la propria influenza per indurre le imprese a operare in maniera più sostenibile.
  • Gli investitori possono mitigare i rischi indesiderati seguendo questo approccio.
Tempo di lettura: 5 minuti

"Gli SDG rappresentano il fulcro degli investimenti sostenibili."

Paul Buchwitz, - Gestore del fondo DWS

Prima di tutto complimenti! DWS Invest SDG Global Equities ha appena compiuto un anno e l’approccio di questo prodotto è perfettamente in linea con l’attuale dibattito sociale sul tema della sostenibilità. Come valuta questa esperienza?

Un tempismo assolutamente perfetto, non è vero? A parte gli scherzi, il livello di interesse per i temi ambientali e la sostenibilità ha subito un enorme incremento. Da un lato, ciò è dovuto agli interventi dei legislatori che stanno spingendo in questa direzione; l’Unione europea, ad esempio, aspira alla neutralità climatica entro il 2050. Al contempo, anche il focus dei consumatori è cambiato radicalmente rispetto al passato: oggi vogliono informazioni sulle condizioni in cui sono realizzati i prodotti che acquistano, in quanto ciò può andare a incidere sulle loro decisioni al riguardo. Prendiamo ad esempio i social media: la fotografia di una spiaggia piena di rifiuti di plastica circola in tutto il mondo in un attimo grazie a Instagram & Co. Gli investitori non possono e non vogliono evitare di prendere una posizione in questo dibattito sociale.

Ormai esistono numerosi fondi sostenibili. Cosa rende DWS Invest SDG Global Equities così diverso dagli altri?

Sicuramente il livello di approfondimento delle nostre analisi. A tal fine ricorriamo all’approccio ESG, ovvero monitoriamo i fattori ambientali, sociali e di governance. Inoltre, ricerchiamo anche le società che apportano un reale contributo ad almeno uno degli SDG (Sustainable Development Goals), ovvero gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite in un’ottica di lungo periodo. Tra questi figura, ad esempio, l’obiettivo della lotta contro il cambiamento climatico.

Paul Buchwitz

- Gestore del fondo DWS

Come si traduce tutto ciò nella pratica?

In sostanza nell’utilizzo di una serie di filtri: controlliamo se una società rispetta determinati standard ESG; questo è il primo filtro. Poi, come secondo filtro, entriamo più in dettaglio nell’attività della società, ossia se realizza i suoi ricavi secondo le modalità indicate da almeno uno degli obiettivi di sostenibilità dell’ONU. Molti altri fondi sostenibili non ricorrono ad analisi tanto approfondite. Il nostro motto è chiaro: gli SDG rappresentano il fulcro degli investimenti sostenibili.

L’ONU ha formulato ben 17 di obiettivi di sostenibilità, è possibile che un portafoglio li metta tutti in pratica senza alcuna difficoltà?

No, al momento solo otto di questi obiettivi possono essere messi in pratica senza particolari problemi. La “lotta contro il cambiamento climatico” è certamente l’obiettivo più semplice da citare con riferimento a un portafoglio. Stesse considerazioni anche per i temi “salute e benessere” e “acqua pulita e servizi igienico-sanitari”: quest’ultimo, ad esempio, può essere conseguito mediante le azioni delle utility, ma anche investendo in titoli di alcune società che si occupano della manutenzione della rete fognaria pubblica e quindi riducono la dispersione e gli sprechi d’acqua.

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Domanda: Qual è stato il mercato sviluppato con la più alta percentuale di investimenti sostenibili al mondo nel 2018?

GSI, Global Sustainable Investment Review 2018, Pagina 9, Figura 4 (link: http://www.gsi-alliance.org/wp-content/uploads/2019/06/GSIR_Review2018F.pdf), marzo 2018

Come riuscite a individuare società che operino davvero in maniera sostenibile?

Mediante i due filtri di cui ho parlato prima, che applichiamo beneficiando delle competenze di fornitori di dati esterni specializzati in materia. Per la prima fase ricorriamo a sei fornitori, mentre per la seconda al momento abbiamo un solo provider ma in futuro intendiamo portare a sei anche questo numero. Solo in questo modo possiamo arrivare a una valutazione di consensus, vale a dire una decisione condivisa fra gli esperti in materia di sostenibilità.

Per quanto la riguarda, la sostenibilità orienta la sua vita personale e il suo lavoro?

In verità sì, direi letteralmente, nel vero senso della parola. Abito a Berlino e quindi mi sposto continuamente da Francoforte alla mia città natale. Talvolta mi muovo anche in auto, un mezzo di trasporto che non sembra molto sostenibile, ma durante il viaggio prendo a bordo altre persone. Questo metodo funziona sia per l’ambiente, dato che viaggio con l’auto a pieno carico, sia per i passeggeri, che viaggiano da Francoforte a Berlino a costi contenuti. Anch’io ne traggo beneficio perché posso contenere i miei costi. Una situazione win-win-win quindi, come nel caso degli investimenti sostenibili: fanno bene all’ambiente, alla società e agli investitori.

“Lavoro minorile? Non se ne parla assolutamente!”

Tuttavia, ancora oggi non sono rari i casi di investitori sostenibili che mettono il proprio denaro in business dannosi per l’ambiente.

Verissimo, ma seguendo il nostro approccio questo rischio è decisamente inferiore rispetto al caso in cui si trascurino del tutto gli aspetti di sostenibilità. Prendiamo ad esempio i rischi reputazionali. Se un giornale o un sito Web riporta la notizia della contaminazione di un bacino idrico o di una diga da parte di una società, questo è un bel problema. Ed è un problema non solo per la società che ne è responsabile, ma anche per gli investitori, in quanto un incidente di questo tipo esercita una notevole pressione sulla quotazione di un titolo.

Ipotizziamo che un produttore di collettori solari, potenzialmente un esempio perfetto di impresa sostenibile, maltratti il proprio personale; le azioni di questa società sarebbero comunque in portafoglio?

Come ho già detto, la prima fase di filtraggio prevede che le società siano analizzate per verificare che soddisfino determinati standard, anche se le modalità di esecuzione di queste analisi variano a seconda del provider di fondi. Al momento il nostro portafoglio non include società operanti in settori controversi. Ad esempio, escludiamo le azioni di società che realizzano più del cinque per cento dei propri ricavi dal tabacco. In tal caso, conta davvero poco che coltivino anche patate oltre al tabacco. Prendendo l’esempio precedente, se una società di energia solare non opera in maniera sostenibile, il filtro ESG lo rileverà. In effetti domande di questo tipo sono molto frequenti nella pratica giornaliera. Ma facciamo altri due esempi plausibili. Una big pharma realizza prodotti eccezionali ma a un certo punto viene accusata di corruzione: non potremo più acquistarne le azioni. Lo stesso dicasi per un produttore cinese di batterie che estrae il cobalto alla base del suo processo produttivo in Congo dove è pratica abituale ricorrere al lavoro minorile. Non se ne parla! È evidente che anche la catena di fornitura ha un’importanza fondamentale. Proprio per questo motivo, riteniamo sia cruciale collaborare con fornitori esterni di servizi specializzati che lavorino con perizia.

Questo approccio non porta in definitiva alla selezione di società piuttosto simili fra loro?

Nient’affatto. Da un lato il 25 per cento circa delle società viene effettivamente escluso nella prima fase di filtraggio, e le società restanti sono incluse in base alla qualità della sostenibilità e indicate come “best in class”. Dall’altro lato, però, l’universo di investimento risulta comunque sufficientemente esteso anche una volta concluso il processo di screening: in media sono circa 650 le azioni che identifichiamo come “campioni SDG”. Queste società, che con le loro vendite contribuiscono al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità, provengono da diversi settori, segmenti commerciali e regioni. Alla fine il mio compito come gestore è costruire un ampio portafoglio di 40-60 titoli, valutando quindi dati e coefficienti classici come crescita o margine di profitto.

Come stabilite se un’impresa è un “campione della sostenibilità”?

Abbiamo scelto di seguire un approccio obiettivo, utilizzando il criterio dei ricavi della società. Nello specifico, ci informiamo in merito alla percentuale di ricavi realizzata perseguendo gli obiettivi di sostenibilità. Naturalmente non è l’unico approccio possibile, ma i dati sulle vendite sono semplici, trasparenti e dimostrabili, e noi non vogliamo esporci a possibili critiche in merito. In media, almeno il 50 per cento dei ricavi dovrebbe derivare da fonti che rispettano i valori degli SDG. Alcune società incluse nel comparto DWS Invest SDG Global Equities riescono addirittura a raggiungere il 75 per cento. Ciascuna singola società garantisce quindi l’approccio sostenibile del comparto in questione.

Quanta influenza avete sulle società in cui investite?

Facciamo affidamento soprattutto su quanto ci viene comunicato a porte chiuse. Quando investo, sono abbastanza franco con il management in merito alle mie aspettative. Ad esempio, mi capita di chiedere una maggiore ottimizzazione del comportamento della società in materia ambientale. E, se necessario, chiedo anche le ragioni per cui si sia trascurato di prendere determinate misure.

"L’approccio aiuta a evitare o aggirare rischi indesiderati."

Paul Buchwitz, - Gestore del fondo DWS

Cosa ci aspetta in futuro? Arriverà il giorno in cui il denaro sarà gestito solo in maniera sostenibile? Stando ai risultati di un’indagine condotta da DWS, ben un terzo degli intervistati sta già investendo in questo modo.

C’è ancora molta strada da fare, ma ritengo che un giorno sarà la normalità.

Cosa la entusiasma in particolare del suo lavoro?

Trovo sempre entusiasmante il fatto di poter implementare nuove tendenze nel mio portafoglio, come ad esempio l’eliminazione della plastica. E se lavoro bene e realizzo buone performance, posso raccogliere molto denaro (per il comparto) da indirizzare verso investimenti sostenibili. Con questo approccio posso dare un contributo positivo. Ovviamente non vorrei un domani dovermi scusare con i miei figli per non aver fatto nulla per migliorare il loro futuro.

Quindi, sostenibilità non significa solo dover rinunciare a qualcosa?

No, né nel mondo degli investimenti, né nella vita privata. Non amo molto i divieti. Ognuno di noi può dare un contributo positivo senza dover rinunciare a qualcosa. I viaggi aerei non devono per forza essere eliminati. Ma un volo da Francoforte a Düsseldorf è davvero necessario? Direi di no, soprattutto considerando che mediante tecnologie come le videoconferenze si possono evitare gli spostamenti non strettamente necessari.

È da più di dieci anni che investe in maniera sostenibile. Il suo atteggiamento è cambiato nel frattempo?

In questi anni sono sicuramente diventato molto più sensibile verso questi temi. E, per così dire, sostengo di più le tematiche sostenibili.

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