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- Dollaro USA, i necrologi sono prematuri
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Dalla metà di maggio, il dollaro ha perso più dell’8% rispetto all’euro. Storicamente queste oscillazioni valutarie non sono affatto insolite, tuttavia siamo rimasti alquanto sorpresi dall’improvvisa forza dell’euro rispetto al dollaro.
Prevedere i tassi di cambio è una questione insidiosa. Poiché sono sempre coinvolti due Paesi o aree valutarie, ciò che conta è come si rapportano tra loro, per esempio come evolve il livello dei prezzi di un Paese rispetto a quello di un altro. Per semplificare il concetto, noto come parità del potere d’acquisto, si possono confrontare i prezzi delle catene di fast food presenti in vari Paesi. Anche i dati sul commercio con l’estero offrono utili indizi, oppure l’andamento relativo dei tassi di interesse in diversi Paesi.
Nessuno di questi approcci può spiegare perché negli ultimi mesi il dollaro si sia così indebolito rispetto all’euro. Sembra piuttosto che gli sforzi risoluti dei responsabili politici europei abbiano colto i mercati di sorpresa. Grazie alle drastiche misure adottate per contenere la pandemia di Covid-19 e le sue ripercussioni economiche, a maggio il numero di contagi è notevolmente diminuito in Europa, mentre negli Stati Uniti si è registrata una nuova impennata nei mesi di giugno e luglio. Inoltre, la Germania ha smesso di opporsi a un’unione dei trasferimenti, formulando insieme alla Francia una proposta di fondo per la ricostruzione europea.[1]
Sulla correzione del dollaro ha inciso inoltre il posizionamento: a inizio anno molti partecipanti al mercato dei future si erano posizionati per un indebolimento dell’euro, come mostra il nostro Grafico della settimana, ma con l’euro più forte anche il posizionamento è cambiato. Attualmente, le speculazioni su un’ulteriore debolezza del dollaro hanno raggiunto livelli che non si vedevano dal 2018.
Questo sembra suggerire che le buone notizie sull’euro siano già in buona parte scontate e possano esserci sorprese negative. Attualmente il numero dei contagi sta di nuovo salendo in Europa, mentre diminuisce negli Stati Uniti. Sullo scenario incombono le elezioni americane di novembre, che in una prospettiva di mercato potrebbero portare cambiamenti indesiderati come un aumento delle tasse. I sondaggi sono ora nettamente a favore dei Democratici, ma i Repubblicani potrebbero tornare a crescere. Per le prossime settimane ci aspettiamo inoltre nuove misure fiscali negli Stati Uniti, mentre appare improbabile un ulteriore aumento del fondo per la ricostruzione europea. “Nel complesso, è decisamente prematuro scrivere il necrologio del dollaro”, commenta Stefanie Holtze-Jen, Chief Currency Strategist di DWS. Dopo una fase di temporanea debolezza, ci aspettiamo piuttosto che il biglietto verde torni a rafforzarsi.