ott 29, 2019 Multi Asset

Le azioni offrono ancora il miglior rapporto rischio-rendimento

La soluzione di Schmidt contro tassi bassi, riduzione dei rischi e volatilità dei titoli

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Ormai tutti sanno che è sempre più difficile accumulare un patrimonio investendo. Quale contributo possono offrire i fondi multi asset?

È un dato di fatto che sempre più investitori sono alla ricerca di una via d’uscita dalla palude degli interessi. I fondi multi asset, caratterizzati da una attenta gestione del rischio, possono rappresentare una buona opzione per gli investitori che non vogliono essere interamente esposti al rischio di mercato.

Il suo focus riguarda prevalentemente i titoli azionari?

Sì, le azioni sono l’elemento chiave in un fondo con un peso pari almeno al 60 percento. Ma anche obbligazioni, valute e oro svolgono un ruolo importante. Dopo tutto, il nostro obiettivo è generare rendimenti simili a quelli dei titoli azionari lungo un intero ciclo economico e oltre. Al tempo stesso, però, vogliamo anche contenere la volatilità.

Come investite? In singoli titoli oppure in fondi, e perché?

Io investo prevalentemente in singoli titoli. L’idea alla base di questo approccio è che non vogliamo generare rendimenti extra per i nostri investitori solo controllando le varie classi di investimento, bensì anche attraverso la selezione di singoli titoli. Al portafoglio complessivo possiamo aggiungere fondi ed ETF per una quota non superiore al 10 percento.

Molti fondi multi asset investono secondo quote fisse, ad esempio 60 percento in azioni e 40 percento in obbligazioni. Questo vale anche per voi?

In realtà, noi seguiamo un approccio completamente diverso. Non siamo legati a un indice o benchmark. La flessibilità e una gestione disciplinata del rischio sono per noi molto importanti. “Prima di ogni singola decisione di investimento, ci chiediamo: il rischio è effettivamente parametrato alle opportunità di rendimento? Se così non fosse, possiamo tranquillamente decidere di detenere temporaneamente una quota più elevata di liquidità.

Può spiegarci brevemente come funziona, in pratica, la gestione del rischio?

Lavoriamo a stretto contatto con i nostri Risk Manager, i quali simulano tutte le transazioni pianificate e i loro possibili impatti sul rischio di portafoglio. In sostanza utilizziamo un sistema di riferimento fisso per il rischio, lo si può immaginare come due guardrail entro i quali possiamo muoverci con flessibilità. Se mi avvicino troppo a uno dei due guardrail, i Risk Manager mi avvertono. In casi eccezionali, i colleghi Risk manager possono temporaneamente ridurre il mio margine d’azione restringendo leggermente i guardrail. In questo modo vogliono garantire che il fondo non possa deviare dal suo profilo di rischio predefinito se si verifica, ad esempio, una forte correzione dei prezzi sui mercati.

Pertanto può succedere che Lei voglia implementare un’idea di investimento e il Risk manager la dissuada dal farlo?

In genere le singole transazioni incidono solo marginalmente sul rischio complessivo del portafoglio. In questi casi non ho bisogno dell’approvazione preventiva dei Risk Manager. La situazione cambia quando si tratta di importanti operazioni di ribilanciamento del portafoglio, prima delle quali ci confrontiamo ovviamente sulle implicazioni dal punto di vista del rischio. Talvolta ribaltiamo la situazione, e sono io a chiedere ai Risk Manager quali sono gli strumenti più efficienti per portare il mio rischio di portafoglio verso un determinato valore target.

In alcuni momenti dell’estate 2019 risultava non investito il 20 percento del fondo. Temevate una battuta d’arresto?

Di per sé, la quota di liquidità non dice molto su come sono posizionato. È vero, però, che dopo la forte performance dei primi sei mesi ho posizionato il portafoglio in modo un po' più difensivo. Tuttavia le azioni offrono ancora il rapporto rischio-rendimento più interessante.

Ipotizzando un “sentiment” di mercato estremamente positivo, può succedere che investiate il 100% del portafoglio in azioni?

In queste fasi tendiamo a ridurre progressivamente i rischi in un portafoglio. Nei periodi positivi, questo ci consente idealmente di creare un buffer di rischio al quale possiamo attingere durante le fasi di correzione.

L’oro è uno dei vostri temi di investimento?

Normalmente non deteniamo materie prime direttamente, ma solo attraverso investimenti azionari in società che le producono. L’oro rappresenta un’eccezione: in questo caso preferisco un investimento diretto e da diverso tempo ho nel fondo una quota del 5 percento sotto forma di un ETC sull’oro.

E per quanto riguarda le valute?

Anche le valute hanno un ruolo molto importante. La loro ponderazione, tra l’altro, non è solo il risultato della posizione azionaria/obbligazionaria, bensì viene gestita attivamente. E anche qui vale la regola: assumiamo rischi valutari solo se riteniamo che possano creare un corrispondente potenziale di performance.

Il vostro obiettivo è generare rendimenti di tipo azionario; che livello di rischio implica questo per gli investitori?

Negli ultimi sei anni e mezzo la nostra partecipazione ai rally dei mercati azionari è arrivata al 75 percento circa, tuttavia il fondo ha subito i movimenti al ribasso solo per il 50 percento. Il fondo ha quindi realizzato una performance quasi pari a quella dell’MSCI World, ma con una volatilità, ovvero un’oscillazione di valore, nettamente inferiore. L’MSCI World ha registrato una volatilità del 13 percento circa dal 2013, mentre la volatilità del fondo non ha superato il 9 percento.

Un successo notevole per la sua strategia. Cosa possono aspettarsi gli investitori per il futuro?

Vogliamo consentire agli investitori l’accesso alle opportunità disponibili sul mercato azionario e contemporaneamente limitare le oscillazioni che si verificano durante le fasi di stress. All’interno della dinamica categoria multi asset, il fondo offre un approccio innovativo che associa la flessibilità a un forte focus sulla gestione del rischio.

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