- DWS Invest ESG Climate Tech investe a livello mondiale in società che offrono soluzioni in grado di contrastare il cambiamento climatico o mitigarne gli effetti.
- Per ogni tre euro investiti dal Comparto, uno contribuisce alla realizzazione degli Obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite e quindi alla tutela del clima[[DISCLAIMER:Fonte: DWS International GmbH, 02/2020]]
- Anche se l’obiettivo della neutralità climatica sarà raggiunto entro il 2050, il cambiamento del clima continuerà a rappresentare un promettente tema di investimento
Il suo obiettivo, con il Comparto DWS Invest ESG Climate Tech, è trasformare il cambiamento climatico in un’opportunità di rendimento. Perché questa strategia sta funzionando, se il riscaldamento globale presenta così tanti rischi per le aziende?
Se da un lato i politici, con accordi come il Patto sul clima di Parigi, stanno creando il giusto quadro di riferimento per stimolare gli investimenti globali nella protezione del clima,[1] dall’altro le società hanno le risorse e le capacità innovative per fornire le tecnologie necessarie. Numerosi esempi dimostrano il successo di questa interazione, si pensi solo ai sistemi di propulsione alternativi per i veicoli, alle potenti turbine eoliche e ai sistemi fotovoltaici. Le aziende che operano in questi settori trasformano il cambiamento climatico da fattore di rischio a opportunità di rendimento per gli investitori.
Può dare un’idea agli investitori di quanto devono investire le società per trarre vantaggio dal mercato in crescita della protezione del clima?
Sì, è possibile fare una stima approssimativa. Per rispettare gli obiettivi sul clima fissati dall’Accordo di Parigi, da oggi al 2040 il settore energetico globale dovrà investire 3.000 miliardi di dollari all’anno, una somma pressoché equivalente al PIL annuale della Francia. Interi impianti elettrici e di riscaldamento dovranno essere convertiti dai combustibili fossili alle energie rinnovabili.[1] Abbiamo bisogno di reti elettriche intelligenti e moderni impianti a energia geotermica, eolica e solare, nonché della tecnologia a idrogeno per immagazzinare l’elettricità in eccesso. Dovremo inoltre stanziare notevoli investimenti per ammortizzare i danni già creati o che non potranno più essere evitati. Il livello dei mari salirà; l’unica domanda che ci rimane è: di quanto? Questo significa, per esempio, che dobbiamo proteggerci dalle inondazioni. Per misure di questo tipo, che rendano possibile convivere con i danni irreversibili del cambiamento climatico, saranno necessari ulteriori investimenti annui nell’ordine di circa 500 miliardi.[1] Si parla quindi di spostare enormi somme di capitale.
Quindi una cosa è convertire intere economie per ridurne l’impatto sul clima, un’altra è creare le condizioni per convivere con i danni che sono già stati causati?
Sì, e sono propri questi i due temi trattati da DWS Invest ESG Climate Tech. Mitigare il cambiamento climatico significa in primo luogo decarbonizzare il mix energetico, ovvero abbandonare gradualmente i combustibili fossili. Per questo investiamo, per esempio, in produttori di energie rinnovabili, sviluppatori di componenti elettronici, materiali per batterie e serbatoi di idrogeno per l’automotive e società che producono apparecchiature efficienti in termini energetici per utilizzo industriale e domestico. Siamo inoltre interessati agli operatori di reti per la trasmissione di elettricità e ai produttori di materiali isolanti per il rinnovamento energetico delle edifici.
Le soluzioni che ci aiutano a convivere con le conseguenze del cambiamento climatico sono offerte, per esempio, dalle assicurazioni ramo danni e dalle società dei settori sanitario, idrico, agricolo e controllo delle calamità naturali. Anche in questi ambiti abbiamo bisogno di nuove tecnologie. Spetta per esempio all’industria farmaceutica sviluppare farmaci per contrastare nuove malattie, mentre gli agricoltori devono preservare maggiormente le risorse. Poiché l’acqua sta diventando una materia prima preziosa, investiamo per esempio nel trattamento delle acque e nei produttori di impianti di desalinizzazione.
Il suo Comparto ha un’etichetta ESG. Questo significa che la selezione dei titoli non si basa solo sulla protezione del clima, ma anche sulle questioni sociali e di corporate governance?
Sì, partendo dall’intero universo di titoli, applichiamo un filtro per la selezione tematica e verifichiamo quali società possono attribuire una quota significativa del proprio fatturato a un’importante soluzione per il cambiamento climatico. Poi verifichiamo che le società rispettino anche i nostri standard ESG minimi, ovvero abbiano un buon rating nei tre criteri di sostenibilità relativi ad ambiente, società e corporate governance. Quindi potremmo dire che la componente ecologica viene verificata due volte. Se una società ha una buona soluzione per la lotta al cambiamento climatico, ma può offrirla solo con emissioni inaccettabili di CO2, non viene presa in considerazione per il fondo. Da ultimo, ma non per importanza, verifichiamo se i titoli sono liquidi, ovvero facilmente negoziabili sul mercato. Inoltre eseguiamo anche l’analisi fondamentale, esaminando l’effettiva solidità del business della società. Il risultato è un portafoglio diversificato di aziende pioniere nell’ESG – rispetto al proprio peer group – e in grado di beneficiare dell’enorme fabbisogno di investimenti causato dal cambiamento climatico.
La generazione dei più giovani è particolarmente consapevole dei problemi ambientali, lo dimostrano i “Fridays for Future”. DWS Invest ESG Climate Tech è un fondo particolarmente adatto ai Millennial?
Per ogni tre euro investiti attraverso questo Comparto, uno contribuisce in modo matematico alla realizzazione degli Obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite, tra i quali anche la protezione del clima. Questo significa che DWS Invest ESG Climate Tech si rivolge a tutti gli investitori che vogliono fare la differenza, e i più giovani rientrano sicuramente nel nostro principale gruppo target. I sondaggi rivelano tuttavia che riuscire a combinare il classico approccio rischio-rendimento degli investimenti azionari con i criteri dell’investimento sostenibile, come facciamo in questo fondo, diventa sempre più importante anche per la generazione più anziana.
In qualità di gestore, quali tecnologie considera fondamentali per la lotta al cambiamento climatico?
Sono molto positivo sulle energie rinnovabili – energia eolica, solare e geotermica – che anche senza ricevere sovvenzioni oggi possono competere con le centrali nucleari e a gas. Un’altra area interessante è l’agricoltura di precisione. L’uso dei software e dell’intelligenza artificiale per gestire con efficienza i terreni coltivabili non serve solo a preservare le risorse, bensì contribuisce anche a migliorare la resa dei raccolti. E poi c’è, ovviamente, la grande questione della mobilità elettrica, anche se personalmente non credo che in futuro avremo solo veicoli elettrici, ma piuttosto una combinazione di diversi sistemi di propulsione: ibrido, combustione, celle a combustibile e veicoli elettrici. Penso che il tema dell’idrogeno offra grandi potenzialità in questo ambito: tra qualche anno questo tipo di propulsione potrebbe avere un senso anche economico, pur essendo più adatto al traffico pesante.
Conosce le dimensioni della sua impronta personale di CO2?
Sì, certo. È pari a circa 30 tonnellate all’anno, un livello ancora troppo elevato. La Federal Environment Agency ha un ottimo sito web che consente di sommare i fattori applicabili al proprio stile di vita, per esempio il consumo di carne, la frequentazione di eventi e i voli effettuati. Poiché molti dei miei viaggi sono per motivi di lavoro, dovrei riuscire a ottenere qualche credito in quanto la capogruppo di DWS, Deutsche Bank, acquista certificati per compensare i voli aziendali ai fini della compatibilità ambientale. Ma questo non deve fornirmi un alibi per non intervenire anche su altri comportamenti che generano CO2, per esempio consumando cibi prodotti in modo da ridurre l’inquinamento da CO2 e usando di più la bicicletta al posto della macchina.
L’altro elemento chiave del suo fondo è la tecnologia. Questo si ripercuote anche sulla sua vita privata?
Direi piuttosto il contrario. Sono sempre stato un entusiasta delle tecnologie e credo sia fantastico poter sfruttare la mia capacità di capire le nuove soluzioni tecnologiche anche a livello professionale, in qualità di gestore e analista.
Pensa che il cambiamento climatico sarà ancora un tema di investimento rilevante quando lei andrà in pensione tra una ventina d’anni?
Sono convinto di sì, soprattutto perché una volta raggiunto l’obiettivo della neutralità climatica non rallenteremo: esistono già alcuni progetti pilota per diventare “CO2 negativi”, il che significa rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera. Anche in questo ambito potrebbero esserci opportunità di rendimento per il futuro.