- Continua a crescere l’allarme ambientale sui rifiuti plastici
- Politici e imprese cercano soluzioni innovative per contrastare questo trend
- Opportunità per gli investitori
Sembra assurdo pensare di mangiarsi una carta di credito a colazione? L’idea non è poi così astrusa. Un recente studio condotto dall’Università di Newcastle in Australia ha rivelato che ogni individuo consuma in media cinque grammi di microplastiche alla settimana[1], una quantità praticamente equivalente al peso di una carta di credito. D’altronde non sorprende, se si pensa che secondo le stime ogni anno finiscono negli oceani otto milioni di tonnellate metriche di plastica – rifiuti che vanno dalle reti da pesca alle confezioni in plastica.[2] Tecnicamente, questi materiali di scarto potrebbero riempire quasi un intero container al minuto.[3] La luce del sole e le onde continuano a degradare i rifiuti plastici finché non rimangono solo minuscole particelle. Con il passare del tempo, questi microscopici pezzi di plastica attraversano la catena alimentare fino ad arrivare nel cibo che mangiamo.[4]
Combattere il problema dei rifiuti plastici
Qualche passo avanti, però, è stato fatto e la percezione pubblica sta cambiando. L’hashtag #breakfreefromplastic, introdotto nel 2016, viene oggi usato in tutto il mondo da circa 1500 organizzazioni che hanno deciso di fare fronte comune per ridurre il volume dei rifiuti di plastica. Anche i politici stanno facendo la loro parte. L’Ue prevede di abolire piatti e posate di plastica a partire dal 2021. Quattro anni dopo, la provincia cinese di Hainan imporrà il divieto di usare la plastica usa e getta.[5] E anche il mondo delle imprese si unisce allo sforzo. L’associazione olandese Plastic Whale recupera i rifiuti di plastica – in particolare bottiglie in PET – dai canali di Amsterdam e li ricicla per realizzare scrivanie e sedie. Sembra che i mobili in plastica, molto diffusi negli anni 70, stiano tornando di moda. Nella gamma di prodotti di Plastic Whale, i cui nomi si ispirano al mondo marinaresco, non mancano la lampada “Barnacle” e il tavolo “Whale”.
Un esempio di iniziative su più vasta scala è la collaborazione tra Adidas e l’organizzazione Parley for the Oceans. Parley recupera dagli oceani la plastica che viene poi riciclata da Adidas per produrre calzature sportive. Adidas ha un obiettivo ben preciso: entro il 2024 intende usare solo plastica riciclata per tutte le sue linee di calzature sportive e abbigliamento.[6] Seguendo un approccio complementare, la società Aldi Süd si è impegnata a produrre meno rifiuti con l’obiettivo di realizzare, entro il 2022, imballaggi riciclabili al 100% per tutti i prodotti della sua rete di negozi – un passo avanti significativo, visto che attualmente solo il nove percento è riciclabile a livello mondiale[7] Di recente, in Germania, Unilever ha lanciato una gamma di prodotti per la pulizia della casa confezionati esclusivamente in plastica riciclata.[8]
Soluzioni etiche, trasparenza finanziaria
Questi sviluppi nella gestione dei rifiuti plastici sono monitorati non solo da ambientalisti e consumatori, ma anche da professionisti degli investimenti come Paul Buchwitz, gestore di DWS . E c’è un buon motivo per questo interesse: le società che adottano nuove strategie per proteggere l’ambiente [9] sono più apprezzate dai consumatori, il che attira l’attenzione degli investitori. Senza contare che questi sforzi appaiono sensati anche in una prospettiva economica. Buchwitz gestisce il fondo azionario DWS SDG Global Equities investendo in società le cui attività di tutela dell’ambiente contribuiscono al raggiungimento di almeno uno dei 17 Obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite[10]. “Nel selezionare le società, cerchiamo aziende che puntano a minimizzare i rifiuti o specializzate nel riciclaggio.” Il riciclaggio non è più solo un settore di nicchia. “È un mercato enorme in continua espansione”, afferma Buchwitz. Per citare qualche dato, secondo l’Agenzia ambientale tedesca oltre 11.000 società svolgono attività di riciclaggio, generando un volume d’affari annuo di circa 70 miliardi di euro.[11] La società di consulenza McKinsey prevede inoltre che i rifiuti totali aumenteranno dell’80 percento entro il 2030.[12] Anche la percentuale di rifiuti riciclati dovrebbe crescere sensibilmente, fino ad arrivare, secondo le stime, a due terzi del totale. Le idee ingegnose non mancano, per esempio le biglietterie automatiche della metropolitana di Istanbul accettano già bottiglie di plastica e lattine come forma di pagamento.[13] Invece di finire nel cestino dei rifiuti, queste bottiglie vengono riciclate per creare oggetti funzionali come felpe in pile, zaini per la scuola o soffici coperte.[14]