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Secondo il calendario lunare cinese, il nuovo anno sta per iniziare. Il 2020 sarà l'anno del topo. Nella cultura cinese, i topi sono visti come un segno di ricchezza e di abbondanza. Questa sembra certamente una descrizione appropriata dello sviluppo del Paese negli ultimi decenni. Come mostra il nostro grafico della settimana, la quota della Cina sul prodotto interno lordo (PIL) mondiale è aumentata di quasi 10 volte dal 1980, se misurata in rapporto alla parità di potere d'acquisto. Il Paese rappresenta oggi circa un quinto della produzione globale. A proposito, rappresenta anche un quinto della popolazione mondiale.
Come sempre, è lecito chiedersi per quanto tempo questo progresso possa continuare. Il recente accordo commerciale "Fase uno" tra Cina e Stati Uniti è una decisione decisamente ambivalente, come abbiamo già argomentato più dettagliatamente [[DISCLAIMER:https://dws.com/insights/cio-view/acp/us-china-trade-deal-the-easy-step-is-done/?setLanguage=en]]. Da un lato, qualsiasi tregua nelle ostilità è naturalmente benvenuta. Così come lo sono passi avanti come il rafforzamento dei diritti di proprietà intellettuale in Cina e l'abolizione delle restrizioni sulla proprietà straniera, anche nei servizi finanziari. Dall'altro lato, tuttavia, la dipendenza dell'accordo da obiettivi quantitativi per gli acquisti cinesi di beni e servizi statunitensi non farà altro che rafforzare ulteriormente il ruolo del governo nell'economia cinese. E naturalmente, i conflitti su questioni tecnologiche in settori come l'intelligenza artificiale, considerati cruciali per la competitività futura da entrambe le parti, sono stati solo rinviati. Nel breve termine, l'epidemia mortale del coronavirus potrebbe aggravare i suoi problemi.
"Nell'ultimo decennio la Cina ha continuato a fare grandi passi avanti", sostiene Johannes Müller, responsabile Macro Research di DWS. "Ha ridotto la sua dipendenza dagli investimenti e dalla crescita trainata dalle esportazioni, incrementando al contempo i consumi, i servizi e lo sviluppo sostenibile. Ma invece di progredire ulteriormente verso una normale economia di mercato, ora è costretta a gestire il commercio in modo ancora più pesante. Probabilmente, questo è un passo nella direzione sbagliata, sia per la Cina che per il resto del mondo".