ago 01, 2023 Chart of the week

Quando la politica smette di sorprenderci

Dalle inconcludenti elezioni spagnole traiamo alcuni insegnamenti di massima su come pensare la politica nell'Europa meridionale dopo la crisi finanziaria globale del 2008.

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Per i veterani della politica spagnola, gli ultimi quindici giorni sono stati sensazionali. All'indomani delle inconcludenti elezioni politiche lampo del 23 luglio, sembra che l'attuale primo ministro spagnolo Pedro Sánchez abbia ancora una volta superato le aspettative sulla sua fine politica. Il suo Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), di centro-sinistra, ha guadagnato terreno, vanificando le speranze della destra di ottenere una maggioranza assoluta al Congresso dei Deputati, la camera bassa del Parlamento spagnolo.[1]

Il PSOE non è però riuscito a ripetere il maracanazo [2] (la vittoria degli sfavoriti), come invece accadde nella famosa rimonta del 1993 [3]. Sembrano probabili mesi di stallo, in particolare con i nazionalisti catalani e baschi di varie sfumature, e non si dovrebbe escludere un'altra elezione dopo l'estate. Mettere insieme una maggioranza di centro-sinistra sostenibile nel Congresso dei Deputati sembra ancora più difficile rispetto al 2019.[4] E in ogni caso, il principale partito di opposizione di centro-destra, il Partito Popolare (PP), non solo è arrivato primo al Congresso, ma ha anche riconquistato il Senato, la camera alta della Spagna, ottenendo così la possibilità di ritardare qualsiasi riforma legislativa [5]

Rendimenti del mercato azionario dell'Europa meridionale dal 2009

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Fonte: DWS Investments GmbH, Bloomberg Finance L.P. in data 26 Luglio 2023

Tutto ciò non ha generato alcuna reazione sul mercato spagnolo.[6] Durante la campagna elettorale, Alberto Núñez Feijóo, l'attuale leader del PP, aveva già smorzato le speranze di eliminare, piuttosto che rivedere, l'imposta sul reddito delle banche e delle compagnie energetiche.[7] Sembra, in fin dei conti, che non ci fosse molto in gioco per gli investitori in azioni spagnole. Questo fatto, tuttavia, è di per sé un grande cambiamento che porta con sé alcuni importanti messaggi di più ampia portata. Questi messaggi sono evidenziati dal nostro Grafico della Settimana, che analizza l'andamento dei rendimenti dei mercati azionari in Spagna, Italia e Grecia negli ultimi 15 anni. Come mostra il grafico, la politica può giocare un ruolo fondamentale per lunghi periodi, se le cose si mettono male. La Grecia, in particolare, ha ampiamente dimostrato che non tutte le brutte sorprese politiche sono un'opportunità per comprare immediatamente al ribasso.

Soprattutto per i Paesi relativamente piccoli, riteniamo che un modo per affrontare questi rischi (come altri) sia quello di diversificare, combinando ad esempio, titoli di tutta Europa. Per circa un decennio dopo la crisi finanziaria globale del 2008, i mercati azionari dell'Europa meridionale[8] hanno intrapreso un viaggio tumultuoso, affrontando sfide senza precedenti, una notevole volatilità e una significativa sottoperformance. Gli ultimi anni, tuttavia, suggeriscono che, dopo aver sofferto a lungo, la pazienza viene premiata. Nelle società democratiche e aperte che riescono a rimanere tali, la politica può alla fine diventare meno spaventosa, anche dopo grandi shock. Nel corso del tempo, le economie, i responsabili politici e gli elettori tendono a imparare a gestire la situazione grazie agli errori commessi.[9]

Per gli investitori, individuare questi punti di svolta politici, prima che una visione più ottimistica diventi la nuova saggezza convenzionale di un paese, potrebbe essere una fonte significativa di sovraperformance a medio termine. Man mano che la politica è passata in secondo piano, i titoli di tutti e tre i Paesi hanno recuperato terreno. A nostro avviso, individuare le tendenze di medio termine non è poi così difficile. Ad esempio, già nel 2019 abbiamo scritto che "la scienza politica suggerisce che, con l'attuale sistema elettorale spagnolo, alla fine assisteremo all'emergere (o al riemergere) di due grandi partiti e di una frangia regionale"[10]. Questo modo di pensare ci è stato utile negli ultimi anni, non solo per prevedere i risultati delle elezioni.

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