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- Le azioni costose diventano più costose
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Chiaramente, non si tratta di una ripresa regolare. PuĆ² durare? Le vecchie conoscenze di Wall Street sanno che ĆØ sempre possibile spiegare qualsiasi evento e il suo contrario. Gli investitori che a metĆ marzo si preoccupavano di trovare un āfalling knifeā nei mercati azionari, oggi, guardando il proprio portafoglio, proveranno meno gioia di quelli piĆ¹ coraggiosi che hanno comprato quando il panico del mercato era al suo apice. Gli investitori che pensavano che, in definitiva, tutto dipendesse dai profitti delle aziende saranno stati almeno nel breve periodo, svantaggiati rispetto a quelli che sembravano consapevoli di non scommettere contro la Federal Reserve (Fed) degli Stati Uniti (in rappresentanza di tutte le principali banche centrali). E chi ha scommesso sulla "mean reversionā quindi sul ritorno alle medie di lungo termine, convinti che nessuna tendenza dura per sempre e che una rotazione degli stili di investimento fosse quindi inevitabile, stanno ancora aspettando che ciĆ² avvenga. Lo stesso vale per coloro che si aspettavano che le azioni āvalueā avessero inizialmente la migliore performance, come di solito accade quando le economie e i mercati tendono a rimbalzare.
Se ĆØ vero che in diverse occasioni questa settimana le azioni āvalueā hanno superato di gran lunga i titoli in crescita, tali movimenti impallidiscono in confronto ai trend dei āgrowthā in atto dal 2007. Il segmento āgrowthā ĆØ ancora una volta dominato dal settore tecnologico, in particolare dai titoli statunitensi. Pertanto, questo squilibrio settoriale, che si riflette anche dalle differenze di rendimento geografiche, diventa piĆ¹ evidente se si confronta il settore IT statunitense con il settore bancario europeo (che rappresenta il āvalue stockā). Mentre il primo ĆØ in vantaggio di oltre il 5% quest'anno, le azioni finanziarie si sono dimezzate.
Il nostro āGrafico della settimana" mostra come non si tratta di un fenomeno isolato. Il rally degli ultimi tre mesi ĆØ stato trainato principalmente da quei settori giĆ considerati giĆ ben prezzati secondo gli standard piĆ¹ conservativi (se si guarda al rapporto prezzo/utile (P/E)), mentre i settori considerati piĆ¹ economici hanno continuato ad essere evitati. Per inciso, qualcuno nel mercato sostiene che siano "a buon mercato per un buon motivo". Ma se guardiamo allāaltro lato della medaglia, questo significa che i settori che finora hanno fatto bene sono cosƬ costosi per un buon motivo? Dopo tutto, ci si potrebbe chiedere per quanto tempo alcuni settori possano continuare la loro corsa al rialzo se cosƬ tanti altri settori rimarranno in difficoltĆ a causa del continuo crollo economico? E cosa succederĆ se come stimiamo, gli Stati Uniti non raggiungeranno il livello di produzione del 2019 prima del 2022? Anche altre classi dāinvestimento (come le materie prime o le obbligazioni, ad esempio) non sono prezzate ai livelli di una rapida ripresa economica. CiĆ² spiegherebbe almeno il motivo per cui i titoli āvalueā continuano a registrare una performance relativamente debole: perchĆ© non si tratta di una ripresa regolare. Questo ĆØ anche il motivo per cui seguiamo alcuni di questi settori piĆ¹ cari, almeno in termini relativi. In tempi anomali, non ha molto senso andare contro alla Fed o contro i grandi player della tecnologia.
Valutazione vs performance a 3 mesi dei sotto-settori S&P 500
* dal 26/02/2020 to 26/05/20
** P/E ratio al 19 febbraio (picco del mercato), basato sugli ultimi 12 mesi.
Fonti: Refinitiv, DWS Investment GmbH; dati al 27/05/2020
Tabella dei Settori
Fonti: Bloomberg Finance L.P.; DWS Investment GmbH dati al 28/05/20
Le performance passate non sono indicative di quelle future. Le previsioni si basano su ipotesi, stime, opinioni e modelli ipotetici che possono rivelarsi errati.