nov 15, 2023 Chart of the week

Correlazioni tra le quote di emissioni di CO2 e le azioni europee

Le quote di emissioni di CO2 stanno emergendo come una affascinante nuova classe di investimenti. Maturando, il mercato europeo della CO2, sta cominciando a mostrare correlazioni con i mercati azionari.

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Le aziende dovrebbero essere libere di inquinare quanto vogliono? Chiedete a qualsiasi economista e la risposta sarà un secco no. Le scelte inquinanti delle aziende dovrebbero essere soggette a un prezzo che includa complessivamente il costo sociale del loro comportamento, in termini di emissioni di CO2. Almeno in Europa, questo ha portato all'attuazione di politiche ambiziose per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Tali proposte per affrontare il cambiamento climatico rimangono controverse tra i policymaker statunitensi, anche se la California e diversi altri Stati americani gestiscono direttamente i propri mercati della CO2. [1] L'Europa offre un affascinante banco di prova su come le tasse sulle emissioni di CO2 e i relativi mercati utilizzino le forze di mercato per condurre alla riallocazione delle risorse nella società in modo da ridurre l'inquinamento.

Attualmente esistono 73 normative sul mercato della CO2 che, creando un costo aggiuntivo per le aziende, incoraggiano le società a ridurre le emissioni. Tali normative coprono circa il 23% delle emissioni globali, un aumento significativo rispetto a dieci anni fa, quando solo il 7% delle stesse era soggetto a un costo della CO2. Tuttavia, per la maggior parte di queste normative, il prezzo del carbonio è troppo basso per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.[2] Ampliare la copertura e la forza delle normative sul costo dell’emissioni di CO2 è un obiettivo sostenuto da molte aziende e investitori.

Crescente correlazione tra le quote di emissioni di CO2 dell'UE e le azioni europee

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Fonti: Bloomberg Finance L.P., MSCI, DWS Investment GmbH as of 11/7/23

Il mercato della CO2 più grande e di maggior consenso è quello europeo, dove le normative impongono alle grandi aziende di detenere una "quota UE" o un permesso per ogni tonnellata di emissioni.[3] Dal momento che l'Europa mira a ridurre le emissioni, ogni anno ci sono meno quote disponibili. Le aziende devono quindi acquistare quote da altre aziende se vogliono espandere la propria attività e non incorrere in pesanti sanzioni. Il costante rafforzamento delle regole di mercato del sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) ha portato il prezzo delle quote UE a 100 euro nel marzo 2023.

La crescita del mercato ETS ha attirato l'attenzione degli investitori, trasformando il carbonio in una nuova classe di investimento. Il nostro grafico della settimana mostra che le correlazioni tra le quote di emissione di carbonio dell'UE e i titoli azionari europei (misurati dall'indice MSCI European Union) sono diventate più simili nel tempo. Il sistema ETS impone alle società del settore energetico e alle grandi imprese industriali europee di ridurre le proprie emissioni. Con la riforma e il rafforzamento del mercato, avvenuto in particolare dopo il 2020, è aumentata la correlazione con gli indici che coprono le società europee, le società industriali e di servizi energetici. Torneremo sui precisi meccanismi causali nelle prossime pubblicazioni, ma per ora notate un'altra caratteristica del nostro grafico. "Le correlazioni sono a volte positive, a volte negative, il che evidenzia il potenziale delle quote di emissioni di CO2 di agire come strumento di diversificazione di portafoglio e di coprire i rischi legati al prezzo del carbonio dei titoli azionari", sostiene Murray Birt, Senior ESG Strategist di DWS. "Gli investitori devono prestare maggiore attenzione al mercato della CO2 dell'UE come opportunità di investimento, fattore di rischio e politica per accelerare la riduzione delle emissioni".

La relazione ufficiale dell'UE conclude inoltre che l'ETS sta funzionando come previsto. Il sistema ETS ha contribuito a ridurre le emissioni dei produttori di energia e dell'industria del 37% rispetto ai livelli del 2005. Il mercato ha aiutato i governi a raccogliere 125 miliardi di euro grazie alla vendita all'asta delle quote alle imprese di pubblica utilità. I Paesi hanno utilizzato queste entrate per accelerare la transizione energetica a basse emissioni di carbonio e per contribuire alla tutela dei consumatori.[4] Un report DWS di prossima pubblicazione aggiornerà le precedenti ricerche sul mercato dell’emissioni di CO2 dell'UE. Ad esempio, abbiamo riscontrato che la volatilità del prezzo della CO2 sta continuando a diminuire con l’evoluzione del mercato.  Naturalmente, occorre prestare molta attenzione a come interpretare i dati passati quando si fanno previsioni per il futuro, in particolare quando i meccanismi causali sono piuttosto oscuri.[5] Tuttavia, l'esperienza europea con le quote di emissioni di CO2 offre spunti affascinanti, non solo per i policymaker statunitensi e internazionali, ma anche per gli investitori globali.

1. RFF 2023 https://www.rff.org/topics/carbon-pricing/

2. World Bank (Maggio 2023) Status and trends in carbon pricing www.worldbank.org/en/news/press-release/2023/05/23/record-high-revenues-from-global-carbon-pricing-near-100-billion

3. EU Emissions Trading System (EU ETS) (europa.eu)

4. DWS Research Institute (2022) Carbon pricing and carbon allowances https://www.dws.com/insights/global-research-institute/carbon-pricing-and-carbon-allowances/

5. Goodman, N. (1954) “Fact, Fiction, & Forecast”, Harvard University Press.

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