lug 19, 2019 Azionari

Alternative d'investimento in un contesto di tassi d'interesse negativi

L'editoriale mensile di Klaus Kaldemorgen (www.handelsblatt.com)

4 min

Ci possono essere buone argomentazioni contro la politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE). Soprattutto l'introduzione di tassi d'interesse negativi, che sono ormai una realtà anche per alcune obbligazioni societarie con scadenze superiori ai cinque anni. Ne risentono non solo le banche, che devono pagare gli interessi per le riserve detenute presso la BCE, ma anche gli investitori, che ora devono sopportare rendimenti negativi su gran parte dei loro investimenti obbligazionari.

Gli investitori devono accettare la difficile situazione di rendimenti bassi o adeguare i loro investimenti. Per decenni hanno potuto vivere bene con un portafoglio misto di azioni e obbligazioni. I pagamenti di interessi sulle obbligazioni hanno costituito un buon ammortizzatore contro le fluttuazioni dei mercati azionari. Inoltre, il costante calo dei tassi d'interesse a partire dagli anni '80 ha fatto sì che soprattutto le obbligazioni a lungo termine continuassero a generare profitti. I portafogli con un mix 50% azioni e 50% obbligazioni hanno ottenuto per molti anni una performance altrettanto interessante rispetto ai portafogli azionari. Naturalmente, un titolo di Stato decennale tedesco può ancora ottenere incrementi di prezzo se i rendimenti diventano ancora più negativi. Ma se lo si tiene fino a scadenza, si perde circa il cinque per cento del capitale investito.

Ora l'investitore ha due opzioni per contrastare il calo dei rendimenti del suo portafoglio. Può mantenere costante il rapporto tra obbligazioni e azioni, ma aumentare il rendimento delle sue obbligazioni assumendo rischi di credito più elevati, oltre ad una scadenza più lunga. Consideriamo però un portafoglio di obbligazioni societarie decennali e quinquennali di società come ad esempio Allianz, Axa, Royal Dutch, Total, Deutsche Telekom e Sanofi. Se si considera un portafoglio di questo tipo con una durata di cinque anni, si ottiene un rendimento leggermente negativo. Con dieci anni si ottiene un rendimento dello 0,4% all'anno, che presumibilmente copre solo i costi. In alternativa, è possibile investire in obbligazioni ad alto rendimento (High Yield[1]), con rendimenti medi del 3,5%. La designazione di tali obbligazioni come "spazzatura" è effettivamente fuorviante, ma il rischio dei debitori è comunque elevato. Alla domanda se i rischi di credito siano adeguatamente remunerati con questo 3,5% si può rispondere con: "sostanzialmente si, solo se il portafoglio è ben diversificato". Coloro che vogliono sottrarsi ai rischi di credito possono guardare agli investimenti in dollari. I titoli di Stato americani a dieci anni sono l'investimento più interessante e liquido, con un rendimento pari al 2,1%. Tuttavia, se il tasso di cambio con l'euro evolve in modo sfavorevole, è possibile che il rendimento svanisca.

L'altra opzione per gli investitori è quella di investire una quota maggiore in azioni, a scapito delle obbligazioni. Al fine di effettuare un confronto diretto con le corrispondenti obbligazioni societarie, prendiamo come riferimento le società già citate. Un portafoglio azionario di queste sei società ha dato agli investitori un dividendo lordo di ben il cinque per cento. Naturalmente, il pagamento dei dividendi può variare, ma negli ultimi cinque anni i dividendi di queste società sono aumentati in media del 6%. Un'altra cosa deve essere menzionata: mentre esiste un prezzo di rimborso fisso per le obbligazioni, i prezzi delle azioni sono soggetti a fluttuazioni senza scadenza finale. Tuttavia, le fluttuazioni (note anche come volatilità) nel portafoglio di riferimento sono circa il 15%, mentre il DAX oscilla di circa il 18%.

Negli ultimi cinque anni, il portafoglio di riferimento ha generato annualmente poco più dell'8%, compresi i dividendi. A titolo di confronto: nel Dax il dato è stato di circa il cinque per cento, nell'Euro Stoxx di circa il sei per cento. La quota relativamente stabile dei dividendi è quindi responsabile di oltre il 60 per cento degli utili totali. Ora, il passato non è un ottimo indicatore del futuro delle azioni. Tuttavia, in media il 70 per cento degli analisti che seguono le società menzionate raccomandano l'acquisto di queste azioni.

Le strategie dei dividendi sono particolarmente adatte come alternativa alle obbligazioni in un contesto di tassi di interesse negativi. Forniscono un reddito significativamente più elevato rispetto alle obbligazioni, con un adeguato aumento del rischio. Allo stesso tempo, offrono una maggiore protezione contro i rischi di un'eventuale ripresa dell'inflazione. Se il rendimento delle obbligazioni decennali dovesse aumentare di un punto percentuale, la diminuzione di prezzo di queste sarebbe del 9%. I titoli azionari, dall'altro lato, hanno maggiori probabilità di beneficiare di tassi d'inflazione più elevati.

Tuttavia, una strategia di dividendi non dovrebbe necessariamente costituire un'alternativa ad un portafoglio azionario diversificato, ma dovrebbe integrarlo. Va infatti considerato che le aziende con un elevato dividend yield (rapporto tra il dividendo pagato e il prezzo dell'azione) difficilmente mostrano i livelli di elevata crescita di aziende con modelli di business orientati al digitale.

1. "High Yield": con questo termine si indicano strumenti caratterizzati da un rendimento elevato, ma a fronte di livelli di rischio altrettanto alti. Ciò si riflette di conseguenza nei livelli più bassi assegnati dalle agenzie di rating. I titoli "High Yield" hanno rating inferiore a Baa3 (Moody's), BBB- (S&P) oppure rating equivalente assegnato da altra agenzia indipendente.

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